CONSONNO, LA DISNEYLAND FANTASMA
Risalendo il pendio che da Olgiate mi conduce a Consonno, parcheggio davanti alla transenna che blocca la strada ai veicoli. Da questo punto è necessario proseguire a piedi. Comincio a camminare, curioso di scoprire cosa mi aspetterà. Se in passato esisteva una strada asfaltata, il tempo l’ha cancellata. Mi attende una salita della durata di una ventina di minuti.
E’ dicembre, l’aria è pungente ed un vento freddo mi coglie di sorpresa quasi a presagire quello che troverò in cima al monte. Attorno a me natura e silenzio, in lontananza scorgo il tranquillo lago di Olgiate.
Ed ecco finalmente comparire una prima costruzione in cemento, ormai un rudere. Cerco la presenza di altre persone, di altri turisti, ma mi rendo conto di ritrovarmi in un luogo di cui anche la memoria dei fasti del passato è andata persa. Proseguo imperterrito ed ecco un primo grande cartello che cita:
“CONSONNO E’ IL PAESE PIU’ PICCOLO,
MA PIU’ BELLO DEL MONDO”
Scorgo poche parti di uno sfondo blu che doveva campeggiare e far risaltare quelle parole, ma ciò che domina ora è la ruggine che divora un messaggio pubblicitario divenuto inutile.
Durante il percorso m’imbatto in altre scritte che declamano i pregi e le bellezze del paese: “A CONSONNO E’ SEMPRE FESTA”, “QUI CONSONNO, TUTTO E’ MERAVIGLIOSO” e forse, la più ironica tra tutte trattandosi di un paese fantasma “CHI VIVE A CONSONNO CAMPA DI PIU’”.
Frazione del comune di Olgiate, Consonno è un piccolissimo borgo agricolo che nasce nel medioevo. Per centinaia di anni rimase immutato fino a quando, quasi come in una macabra favola od in una storia leggendaria, giunse un nobile che ne cambiò per sempre la storia.
Era infatti l’8 gennaio del 1962 quando il conte Mario Bagno, un industriale con idee megalomani, acquistò l’intero borgo. Ad eccezione della chiesa di San Maurizio e dell’adiacente canonica, fece radere tutto al suolo.
Il sogno del conte Bagno era di creare una favolosa ‘città dei Balocchi’, una sorta di nuova Las Vegas o di una Disneyland Italiana. Ed ecco quindi spuntare dal nulla un minareto, un’infinita galleria di negozi, sale da ballo ed altre da gioco, pagode cinesi e sfingi egiziane.
Poco distante da Milano, il nuovo centro commerciale dedicato ai divertimenti ebbe un primo periodo di celebrità, poi gradualmente la curiosità nei turisti scemò. A decretarne forse la fine, una serie di frane tra le quali quella del 1976 che bloccò la strada di accesso da Olgiate.
Poi l’inizio dell’oblio.. Una decadenza silenziosa che stagione dopo stagione, anno dopo anno ha sgretolato il cemento ed il ricordo.
Vetri infranti, sterpaglie, un senso di decadenza. Recenti e giganteschi murales rappresentano strane figure che sembrano quasi osservarti e seguirti con lo sguardo. In una metamorfosi temporale, Consonno si è straformata da paese dei balocchi a paese degli orrori.
Aleggia un’atmosfera alquanto sinistra quasi ad essere immersi nella location di un film horror, quasi a rivivere in prima persona i luoghi di un romanzo di Stephen King.
di William Facchinetti Kerdudo
