CALCATA, LA CITTA’ DEL TUFO
Siamo a soli 40km da Roma, nella valle del Treja, valle colma di boschi, ancor oggi molto estesi in cui si perde facilmente il senso del tempo. È un territorio disseminato di varie necropoli etrusche e di splendidi scorci. Il più magnetico di tutti è Calcata. Cominciamo però subito col dire il suo antico nome: Narce.
Questo sin dalla preistoria è stato l’appellativo di questo luogo magico. Nell’altura di Narce infatti, sono state rinvenute numerose strutture e reperti relativi alle fasi più antiche della civiltà etrusco-falisca.
“Una tribù particolare e diversa che parla una lingua tutta sua” così Strabone, il famoso storico latino, definisce i Falisci, uno dei popoli più affascinanti e misteriosi nel ricco e frammentato quadro di culture dell’Italia pre-romana. La civiltà falisca è stata a lungo indipendente proprio grazie all’ambiente di questa zona, impenetrabile e irto di insidie per i conquistatori e ospitale e pieno di risorse per i suoi abitanti. I Falasci hanno eretto una società ricca e complessa sugli altopiani accanto alle profonde forre, veri e propri canyon impervi scavati dai fiumi. Qui i Falisci costruivano i propri centri, non solo per godere contemporaneamente della vicinanza dell’acqua e dell’impenetrabilità del proprio territorio, ma soprattutto per sfruttare quelle energie telluriche che noi oggi abbiamo dimenticato.
Eccolo apparire davanti ai nostri occhi il fantastico abitato di Narce, arroccato su un’alta rupe tufacea. Ciò che rimane del mondo falisco, perché sin dalla metà del IV secolo a.C. è divenuto territorio di Roma. Ma prima di salire in paese, proprio ai piedi di Calcata Vecchia troviamo un santuario extraurbano, in località Le Rote – Monte Li Santi, colmo di ex voto di terracotta raffiguranti anche elementi anatomici. I culti pagani che Falisci e Capenati praticavano sulle vette delle montagne circostanti in onore del dio Soranus erano celebrati dagli Hirpi Sorani (lupi del dio Sorano), una casta di sacerdoti che nel giorno della festa, celebrata al solstizio d’estate, camminavano a piedi nudi sui carboni ardenti. Il nome con cui questo splendido borgo è noto oggigiorno, Calcata, appare per la prima volta solo in un documento della fine dell’VIII secolo, sotto il pontificato di Adriano I (772-795). I territori passano poi nelle mani della nobile famiglia degli Anguillara i quali erigono a Calcata un castello (fine XIII secolo) e la cinta muraria.
Poi però accade qualcosa di strano: il borgo inizia a essere abbandonato, forse anche per i crolli frequenti della rupe di tufo. Poi, negli anni sessanta, il processo altrettanto misteriosamente si inverte ed il caratteristico borgo rinasce a una nuova vita. Ecco che allora Calcata diviene meta di artisti, intellettuali e personaggi alternativi che portano una nuova linfa al paesino. Qui si possono incontrare gli artisti nei loro studi d’arte e ammirare le loro opere. Ci sono varie case particolari, una di queste, ora studio d’arte, si dice sia stata dimora di Campanellino, la fata amica di Peter Pan, ma sono innumerevoli gli scorci ricchi di magia in questo luogo che sarebbe arduo elencarli tutti.
C’è chi dice che scrutando Calcata dall’alto si notino geometrie sacre. Che sia un cerchio con un punto al centro. Una figura geometrica perfetta, simbolo di armonia e di equilibrio. Il centro poi è la concentrazione delle forze, il punto di massima energia. Energia conferita anche dalle acque ctonie che transitano sotto il paesino.
Ma che cosa ha di particolare Calcata? Perché è così magnetica? Passeggiando per le sue viuzze si percepisce subito la sua energia. Inoltre il borgo, dichiarato inagibile, e abbandonato subito dopo la prima guerra mondiale, non divenne mai un paese fantasma. Perché Calcata attraeva, e attrae tutt’ora, come un pifferaio magico, scrittori, poeti, artisti che incantati dall’energia del posto vi si stabiliscono. Perfino egittologi di chiara fama mondiale oggi vivono su questa rupe spettacolare e si beano di quella energia che il paesino misteriosamente emette. Una tradizione geomantica che parte da molto lontano se si considera come, anche i Falisci, molti secoli addietro avevano percepito questa “forza sottile” e avevano dichiarato il sito luogo sacro. Ma queste energie non devono essere sfuggite neppure ai romani in quanto il circondario è ricco di monumenti funebri e templi.
Ma Calcata è anche terra di strane leggende come quella che vede qui presente in tempi passati il Santo Prepuzio del Cristo, che però sembra sia scomparso ormai da quasi un secolo. Prepuzio che nel corso dei secoli avrebbe, come sostengono alcuni dei calcatesi più anziani, effettuato varie miracolose guarigioni. Insomma il Prepuzio sta a Calcata come il sangue di San Gennaro sta a Napoli. Pare che però questa reliquia giunse qui perché fu rubata da un Lanzichenecco al Papa durante il sacco di Roma nel 1527, e fu nascosta in questo borgo. Pare che per secoli sia stata oggetto di culto, fino a quando è nuovamente misteriosamente scomparsa. E’ stato davvero il Vaticano a sottrarla di notte, come dicono gli abitanti del borgo?
Ma ci sono altri misteri a Calcata come la porta segreta o la porta dei Nazisti. Davanti a un precipizio abissale troviamo l’ingresso della porta nascosta che veniva utilizzata durante la guerra per scappare dagli oppressori, interessati all’aspetto esoterico di Calcata, per fuggire a valle senza essere visti.
A Calcata succedono tante cose strane: se leggi poco, qui leggi di più, se scrivi, qui scrivi di più. Se ami, se pensi, se sogni, se suoni, se speri, in questo magico borgo fai tutto di più.
Sembra proprio di trovarci di fronte a un luogo che aumenta le virtù degli esseri umani.
di Claudio Foti

